venerdì 12 aprile 2013

Fabrizio Barca presenta il suo “manifesto”: «Basta ipocrisie, il Pd è un partito di sinistra»



«l’Italia è l’unico paese al mondo dove non si può dire la parola sinistra». Lo ha dichiarato Fabrizio Barca dai microfoni di Rainews24, presentando il “manifesto” per il nuovo partito. «Sembra che si debba sempre fare riferimento ad un centrosinistra, ad un centrodestra- ha affermato – la parola centro deve stare dappertutto. E’ il risultato di una visione sbagliata che noi economisti abbiamo regalato all’analisi politica, che bisogna tutti convergere al centro. Le persone hanno convincimenti diversi. Il Pd già oggi, senza che arrivi Barca a dirlo, è un partito di sinistra. Si chiama di centrosinistra per ipocrisia», ha concluso.
“Non ci può essere democrazia senza dei partiti robusti che vivano non solo nelle stanze del governo, ma vivano nei territori” ha proseguito il ministro della Coesione Territoriale. «Non è un altro partito – ha detto Barca – perchè altrimenti non mi sarei iscritto al Pd come ho fatto ieri pomeriggio. E’ il convincimento che i partiti e quel partito abbiano nelle mani buona parte delle sorti del nostro paese». Non è possibile esercitare una funzione di governo – ha spiegato Barca – in un paese che ha bisogno di una radicale trasformazione della macchina pubblica, perché sono evidenti le difficoltà degli investimenti pubblici, l’accumulo dei debiti pregressi per le imprese, la difficoltà di realizzare interventi per il sociale, di presidiare profili di esclusione sociale gravissimi nelle aree dell’infanzia e degli anziani, queste questioni hanno bisogno di una pressione sociale canalizzata sotto forma di proposte non solo a roma, ma nei territori da partiti», ha concluso.
«Non solo in Italia ma anche negli altri paesi i partiti – ha spiegato ancora Barca – hanno finito per essere l’espressione dei ceti medi urbani, anche assecondandone molti vizi. Quando il presidente di Confindustria Squinzi dice che è uscito di scena il manifatturiero, il pendant di questo è che è uscito di scena il lavoro operaio. Non è una questione di fare un passo indietro, di tornare all’operaismo, ma di fare un passo avanti. In un paese come il nostro in cui l’industria è il cuore della nostra economia, allora il cuore dei movimenti deve tornare ad essere anche il lavoro operaio».