Il nostro programma è un
progetto per far uscire Alghero dalla crisi economica, occupazionale
e sociale.
Gli attori principali di questo programma
sono gli algheresi, che devono diventare protagonisti del
cambiamento. Delegare, infatti, non basta più. È necessario agire
in prima persona, occuparsi della città, dei suoi problemi e delle
soluzioni. Rimbocchiamoci le maniche!
Sacco
vuoto non sta in piedi.
La
disoccupazione dilagante e la mancanza di
reddito sono la questione fondamentale di cui l’amministrazione
deve occuparsi. È vero, di fronte ad una crisi così dura e
drammatica, occorrono l’intervento ed il sostegno finanziario
dell’Europa, dello Stato e della Regione. Ma anche il Comune può
fare molto per cambiare le cose e per aiutare la città ad uscire
dalla crisi. Ci sono cose importanti che possono essere fatte con
poche risorse. Richiedono solo competenze, conoscenza del quadro
economico locale, analisi delle risorse e delle potenzialità locali
e molta buona volontà.
Da
noi, la crisi economica ha colpito più duramente perché tutta
l’economia cittadina è stata costruita intorno all’edilizia. La
crisi del settore delle costruzioni, che è generale in tutto il
Paese, ha tagliato le gambe alla nostra comunità, mettendo in
ginocchio non solo gli imprenditori edili, ma anche tutte le attività
che dipendevano dalle costruzioni (falegnami, idraulici, elettricisti
ecc.)
Tutti
siamo consapevoli che la crisi dell’edilizia durerà ancora a
lungo. Quindi, bisogna trovare vie d’uscita per rilanciare
l’economia e l’occupazione.
Le
risorse del nostro territorio sono state, nella lunga storia della
nostra città, l’agricoltura, l’allevamento
e la pesca. Da lì bisogna ripartire.
Da
lì si può ripartire, se consideriamo i numeri delle importazioni
agroalimentari nel nostro territorio e le
grandi potenzialità produttive delle nostre
campagne. I turisti ed i visitatori di
Alghero (oltre un milione di presenze all’anno) consumano, nei
ristoranti, negli alberghi, nei bar, nelle pizzerie e nelle
pasticcerie, quasi esclusivamente prodotti
importati: dall’Italia, dalla Spagna,
dalla Francia, dal Canada e da molti altri paesi. Se pensiamo che il
giro d’affari annuo per l’acquisto di prodotti enogastronomici da
parte dei turisti è di circa 50 milioni di
euro, ci rendiamo conto delle potenzialità
di assorbimento delle nostre produzioni da parte del mercato
turistico algherese. E, allora, perché i ristoratori, gli
albergatori, i gestori di bar, pizzerie e locali notturni acquistano
prevalentemente prodotti di importazione? Per molte ragioni,
le più importanti delle quali sono: la garanzia
dell’approvvigionamento e i prezzi più vantaggiosi.
È
possibile invertire la tendenza? Sì, ma è necessario creare
un vero mercato locale e vendere, insieme ai prodotti, valori,
tradizioni e culture.
I
turisti che visitano la nostra isola e la nostra città lo fanno
anche per assaporare la nostra cultura, le nostre tradizioni, i
nostri valori. Se i nostri hotel, i nostri ristoranti, le nostre
pizzerie proponessero menu con prodotti di
qualità del nostro territorio, prodotti che
valorizzino le nostre invidiabili biodiversità, i nostri prodotti di
qualità (biologici, autoctoni) ricchi di sapori veri, con i loro
nomi algheresi o sardi, segno di una lunga civiltà contadina e
pastorale, prodotti sinonimo di quella proverbiale salubrità e
longevità, note ormai in tutto il mondo, otterrebbero due risultati
importanti: la gratificazione dei clienti e lo sviluppo
delle produzioni locali, con conseguenti
ricadute sull’occupazione e sul reddito. Ma anche con ricadute
positive sulla ricerca, sull’immagine della nostra città e del suo
territorio, sulla competitività internazionale della nostra
destinazione turistica.
E
perché tutto ciò non si fa già? Non si fa perché esistono
problemi che devono
essere risolti a monte. Per esempio, l’approvvigionamento.
I nostri coltivatori sono piccoli
imprenditori non in grado di far fronte alle richieste delle
strutture ricettive e ristorative. La
soluzione, in questi casi, è l’associazionismo.
Ecco un primo, importante compito
dell’Amministrazione comunale: investire nelle produzioni di
qualità e spingere gli operatori a consorziarsi per assicurare i
quantitativi di prodotto necessari a soddisfare il mercato turistico
algherese. Per alcuni prodotti tutto ciò è
già possibile (vino, olio, formaggio e
derivati del latte). Per tutti gli altri,
no. Però si può fare. Ricorriamo ad alcuni esempi. Alghero produce
una varietà di cipolla autoctona,
mitja
vermella,
praticamente sconosciuta agli stessi algheresi e assolutamente
sconosciuta agli chef locali. Oltre alle cipolle importate da paesi
dell’est europeo a prezzi bassissimi e con livelli altrettanto
bassi di qualità, nella gastronomia di alto livello si utilizzano,
magari, la cipolla rossa di Tropea o
altre varietà rinomate. E perché non la mitja
vermella? Ancora. In Sardegna si coltivano
oltre 100 varietà di fagioli, sconosciuti nel resto del mondo.
Nessuno di questi è utilizzato nell’enogastronomia locale. Qui, si
combinano piatti con i borlotti,
i cannellini o i
bianchi di Spagna.
Perché? Per le ragioni già dette. Ma la tendenza può essere
invertita. E si deve cominciare subito
coinvolgendo, insieme ai produttori, le imprese turistiche che
operano nell’enogastronomia. Il primo
passo deve farlo il Comune. È difficile, infatti, che possano essere
i singoli privati ad assumere l’iniziativa.
Analogo passo va fatto per le produzioni di
frutta e verdura, ripristinando le varietà autoctone e proponendole,
come valore aggiunto di qualità e salubrità, nell’enogastronomia
locale; lo stesso discorso può e deve essere fatto per le
specie ittiche, ripristinando le condizioni ambientali della laguna
del Calic in modo da impiantarvi allevamenti di frutti mari che, al
contrario del passato, la città non produce più ed è costretta
all’importazione totale. Così come sarà
possibile, di fronte ad un mercato che ne garantisce l’assorbimento,
ampliare la flotta peschereccia algherese attrezzata anche per la
pesca d’altura.
Agendo
in questo modo, l’Amministrazione comunale può concretamente
avviare un circuito virtuoso dell’economia locale legando insieme
le produzioni del settore primario
(agricoltura, allevamento e pesca) con il turismo di qualità,
creando le condizioni per uno sviluppo
equilibrato, sostenibile e di lungo periodo. Intorno al quale, può
tornare a cresce l’industria delle costruzioni, nel rispetto delle
scelte di sostenibilità che la città ha
già abbracciato e che sono indispensabili per la continuazione di un
turismo di qualità e remunerativo per le imprese locali. Tutto ciò,
naturalmente, si traduce in incremento di
occupazione, in un ampliamento delle aree coltivate e nella necessità
di disporre di tutte le aree agricole del territorio comunale, a
partire da quelle, preziosissime, di Surigheddu e Mamuntanas
che possono diventare “incubattrici”
di aziende agricole di tipo innovativo che operano nella
valorizzazione delle produzioni locali di qualità al servizio del
mercato locale.
In
questa ottica, un ruolo decisivo avrà il Parco
Naturale Regionale di Porto Conte come area di crescita spontanea
delle biodiversità locali, ma anche come
garanzia di qualità delle produzioni con marchio
del Parco per tutte le aziende agricole che
esistono all’interno dell’area o che vorranno esserne
incorporate. Così come avranno un ruolo importante gli enti di
ricerca che operano nell’area del Parco (Centro
Porto Conte Ricerche), e quelli che operano
in città o nelle immediate adiacenze: l’Istituto
della Biodiversità Vegetale di Surigheddu,
il Dipartimento di Agraria dell’Università
di Sassari, il polo di eccellenza
agro-veterinario di Bonassai,
le Agenzie LAORE e AGRIS Sardegna.
In
questo progetto di rilancio del settore primario dell’economia
locale uno spazio di rilievo spetta agli istituti
professionali cittadini che possono e
debbono operare in una logica di filiera:
dall’agroalimentare (l’Istituto
professionale per l’agricoltura e l’ambiente) alla nuove
tecnologie applicate al ciclo produttivo
(Istituto industria e artigianato) fino alla trasformazione
in prodotti dell’enogastronomia di qualità
(Istituto alberghiero).
Se non c’è la salute…
La
salute è un obiettivo prioritario di tutti i cittadini e del sindaco
che ne è il primo responsabile. La situazione delle istituzioni
preposte a garantire la salute dei cittadini è, in questo momento di
tagli alla spesa pubblica, molto precaria. Occorre pensare a un
progetto che segni un taglio netto col passato e che parta dal
coinvolgimento di tutti (cittadini, comitati popolari, associazioni
di volontariato e di categoria, imprese, istituzioni, enti locali,
forze politiche, sindacali e sociali, autorità ed organizzazioni
religiose, etc.) e degli operatori rendendoli protagonisti di un
processo di cambiamento, di una nuova mentalità diffusa, dedicando
particolare cura alla formazione ed all’aggiornamento professionale
per una corretta acquisizione di capacità, responsabilità e
condivisione gestionale, dove gli sforzi di tutti (amministratori,
sanitari, tecnici, amministrativi) dovranno essere rivolti a
soddisfare le richieste dei cittadini
con il “solo”scopo di erogare servizi sempre più efficienti ed
un’assistenza realmente rispondente alle esigenze del malato e
dell’intera popolazione sganciandosi da un modo di concepire le
strutture sanitarie “esclusivamente” come centri di potere
politico-affaristico-personale.
Un
progetto di
snellimento della
burocrazia,
che porti in tempi
rapidi e certi all’attuazione e realizzazione degli impegni presi
dall’Assessorato Regionale dell’Igiene e Sanità e dall’ASL n°1
di Sassari per i Servizi da attivare e ripristinare in città,
che porti in tempi brevi ad una riorganizzazione,
rendendo più efficienti i Servizi, con un nuovo
sistema “a rete” di decentramento, con un Distretto Sanitario ed
un Presidio Ospedaliero con autonomia gestionale, economica e
funzionale.
Tra
le questioni da affrontare con urgenze, vi è la necessità di
salvaguardare,
migliorare e potenziare i servizi ospedalieri essenziali esistenti;
di rinegoziare e
far modificare l’atto aziendale dell’ASL n°1 che nella
classificazione delle strutture esistenti declassa da struttura
complessa a struttura semplice l’Unità Operativa di Nefrologia
e Dialisi e da struttura
semplice dipartimentale a struttura semplice l’Oncologia
Medica, e la
Diabetologia
ed in tutte quelle sue parti che accentuano
l’accentramento gestionale ed organizzativo nella sede di Sassari
incrementando disfunzioni, inefficienze, conflittualità e svuotando
di competenze ed autonomia il Presidio e Distretto di Alghero.
È
improponibile, inoltre, la chiusura di Endoscopia chirurgica
aggregata all’U.O di Chirurgia e di Artroscopia aggregata all’U.O.
di Ortopedia, considerato che nel corso degli anni hanno espresso un
buon livello di attività sia dal punto di vista quantitativo che
qualitativo.
La città
ed il suo territorio hanno necessità di diversi e nuovi servizi, tra
i quali Unità di Terapia Intensiva Cardiologia,
di Osservazione Breve Intensiva presso la Struttura Complessa di
Pronto Soccorso e Medicina d’Urgenza, la lungodegenza, il reparto
per il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e
Cura, il Servizio di
Psicologia Ospedaliera ed il Servizio
di Neurologia Ospedaliera.
Una
scelta decisiva, tuttavia, per garantire la salute dei cittadini e
ridurre i costi della sanità è la prevenzione,
da attuare in collaborazione con scuole, le associazioni di
volontariato, il Parco di Porto Conte e le associazioni sportive
cittadine.
Muoversi, muoversi
Una
città che ha numerose borgate e servizi decentrati, ha necessità di
un trasporto pubblico degno di questo nome. Occorre che il Comune
trovi il modo per essere più propositivo dal punto di vista della
mobilità: far passare un autobus urbano o extraurbano non vuol dire
fare politiche per il trasporto pubblico. Ciò che si deve capire è
come, quando e dove svolgere il servizio. Ci sono ad Alghero aree
a forte domanda di mobilità, aree a bassa domanda e aree a domanda
stagionale. Analizzare i flussi può di sicuro portare a
capire quali siano le effettive esigenze dei cittadini e di chi
usufruisce dei servizi pubblici della città. Tra gli esempi ci sono
i collegamenti scarsi con le borgate e l'inadeguatezza dei pullman
utilizzati per il collegamento tra la città e l'aeroporto di
Fertilia. Inoltre è necessario ripensare (e far sì che l'ARST
recepisca le indicazioni) la comunicazione con l'utenza, a partire
dalle paline che devono essere presenti sia su tracciati urbani, sia
su tracciati extraurbani (o quantomeno suburbani), con indicazione
dettagliata delle fermate che si effettuano (e non solo i percorsi) e
gli orari; su quest'ultimo punto è poi necessaria una maggiore
differenziazione tra orari estivi ed invernali a causa dei tempi di
percorrenza che si dilatano durante la stagione estiva in conseguenza
dell'aumento del traffico: ciò in particolar modo per i collegamenti
aeroportuali che necessitano di certezza del servizio. Per le aree a
bassa domanda si potrebbe poi valutare l'introduzione del servizio
bus a chiamata, che è in corso di sperimentazione in numerose città
italiane e sta dando risultati accettabili laddove non è possibile,
per motivi numerici, assicurare un servizio di linea continuativo.
Una
città solidale
Molti
problemi amministrativi possono essere risolti investendo sulla
solidarietà dei cittadini.
Nella
nostra città lo spirito solidaristico è abbastanza diffuso e già
opera con importanti risultati per lenire le sofferenze delle fasce
più deboli della popolazione (malati, anziani, portatori di
handicap).
Questo
spirito solidaristico, tuttavia, può essere ulteriormente esteso ad
altri ambiti della socialità, grazie all’intervento
dell’Amministrazione pubblica.
La
situazione di grave crisi economica sta logorando anche i rapporti e
le relazioni umane tra i cittadini: i comportamenti incivili (degli
automobilisti, ad esempio, ma non solo) si stanno diffondendo in
maniera preoccupante, così come quelli di vandalismo contro le cose,
gli animali e le persone.
L’approccio
dell’autorità pubblica di fronte a questi fenomeni non può essere
solo quello, pur necessario, della repressione.
Occorre
puntare (e investire) sulla solidarietà,
sull’esempio, sulle motivazioni, sulla dissuasione. Alcune
attività, basate sulla volontaria disponibilità dei cittadini,
possono essere molto utili per il controllo del territorio e per la
dissuasione dagli atti di vandalismo. Oltre all’installazione delle
telecamere a circuito chiuso, pure importanti, si possono coinvolgere
gruppi di cittadini volontari nel controllo della città nelle ore
notturne, con compiti di sorveglianza e di segnalazione di
comportamenti scorretti alle forze dell’ordine, ma anche di
assistenza di primo livello nelle situazioni di disagio.
Analoga
iniziativa può essere attuata per prevenire i comportamenti incivili
di cittadini e turisti che imbrattano i muri, sporcano le strade e le
piazze, bivaccano nei giardini pubblici o utilizzano in maniera
impropria i beni comuni.
Molta
solidarietà è necessaria nell’aiuto ai cittadini in gravi
condizioni economiche e sociali. L’Amministrazione comunale può
stipulare intese e accordi con le aziende che producono beni di prima
necessità per evitare che i prodotti prossimi alla scadenza siano
conferiti in discarica, per destinarli, invece, alle associazioni che
si occupano di donarli a chi ne ha necessità. Accordi analoghi
possono essere stipulati con la grande (e la piccola) distribuzione,
con i ristoratori e gli albergatori.
L’Amministrazione
può incentivare il volontariato e la solidarietà dei singoli e
delle famiglie invitando tutti a partecipare alle azioni di sostegno
pubbliche nei confronti delle persone bisognose.
In
questo modo, i cittadini in difficoltà si sentiranno meno soli, meno
abbandonati a sé stessi e la città crescerà socialmente e
culturalmente, creando le condizioni di condivisione delle condizioni
economiche e sociali di tutti.
Un
esempio concreto di solidarietà voluta dall’amministrazione
comunale e dalle associazioni è il progetto di Housing sociale
approvato dal comune e che prevede l’edificazione di appartamenti a
Santa Maria La Palma e nelle adiacenze di Via De Gasperi da assegnare
a canone agevolato e, in parte, a canone di mercato.
L’assenza
di abitazioni economiche e popolari nella nostra città è il segno
più evidente di scelte politiche compiute negli ultimi anni
nell’esclusivo interesse di alcuni e a danno della parte più
debole della popolazione. La nuova amministrazione deve
immediatamente individuare le aree da destinare a edilizia economica
e popolare, a edilizia agevolata e sovvenzionata. Gli algheresi non
possono continuare a scappare da Alghero per la mancanza di case a
prezzi equi e alla portata dei lavoratori dipendenti, dei pensionati
e dei giovani precari.
Un’economia
integrata: il turismo
Il
turismo, come qualsiasi prodotto economico ha una dinamica obbligata:
nasce, cresce, si sviluppa e declina. Il nostro è un turismo maturo,
si trova in una condizione di maturità tendente al declino.
Occorre,
prioritariamente, esserne consapevoli e sapere quali sono le
strategie da attuare per frenare o rallentare il declino.
La
strategia è il rilancio. Un rilancio che deve anche significare una
mutazione: da turismo esclusivamente balneare e di destinazione al
turismo di motivazione. Alghero deve e può diventare una località
in grado di offrire motivazioni tutto l’anno ai potenziali clienti.
Ma deve dotarsi di prodotti turistici validi per attrarre i
visitatori nei mesi tardo autunnali e invernali. Oggi, i migliori
prodotti per un turismo di motivazione sono quelli culturali ed
enogastronomici.
La
nostra città deve avere chiara una convinzione: è una delle vetrine
più importanti della Sardegna. La Sardegna deve esporre in questa
sua vetrina speciale il meglio delle sue produzioni di qualità.
Alghero
deve proporsi, in ambito regionale, per svolgere il proprio ruolo:
ospitare la grande varietà e bellezza di alcune produzioni di
qualità, la cultura materiale e la specificità della tradizione
sarda.
Bisogna
pensare a strutture già esistenti e pronte allo scopo (per esempio,
il Palazzo dei congressi) o a edifici pubblici da ristrutturare (l’ex
cotonificio) o da costruire ex novo per ospitare questa grande
ricchezza che la nostra isola può offrire ai visitatori.
L’altra
convinzione che bisogna avere chiara – non in termini negativi, ma
di potenzialità – è la nostra insularità e il fatto che tale
condizione ci affratella a tutte le altre realtà insulari d’Italia,
del Mediterraneo, del mondo.
Alghero
può e deve proporsi come luogo ideale per esporre il meglio delle
produzioni agroalimentare delle isole italiane e di quelle
mediterranee, con appuntamenti fissi nei quali offrire anche momenti
di spettacolo, di scambi culturali, di ricerca sui temi di comune
interesse (trasporti, approvvigionamenti, mutazioni climatiche,
innalzamento del livello del mare, salvaguardia dell’ambiente e
delle biodiversità). Si tratta di proposte mirate alla creazione di
nuovi prodotti turistici in grado di attrarre visitatori nei periodi
di bassa o nulla stagione e far diventare, così, il turismo
un’economia stabile (anche e soprattutto per la continuità
dell’occupazione nel settore e per la garanzia della continuità
delle produzioni agroalimentari del territorio).
Una
città colta è più civile ed anche più competitiva
La
cultura, la ricerca, l’educazione e la formazione sono
elementi centrali della crescita civile e sociale di una città.
Alghero
ha un patrimonio storico, architettonico e culturale di buon livello.
Ha una storia molto lunga e ricca di testimonianze importanti. Una
storia che ha prodotto, nel corso dei secoli,
una comunità molto particolare, forgiata come in un crogiuolo dalla
convivenza in uno spazio molto ridotto e fortificato, di una
popolazione che ha un’identità peculiare, originale, frutto della
fusione tra i coloni catalani che la ripopolarono del XIV secolo e le
popolazione sarde, liguri e campane che ne permisero lo sviluppo, la
crescita e la condizione attuale.
Ed
è grazie a questa peculiarità e a questa fusione di popoli e
culture diverse che la nostra città mantiene relazioni linguistiche
e culturali con i Paesi di lingua catalana, ma anche con le diverse
realtà che si affacciano sul mare “nostro”, il Mediterraneo.
Si
può correttamente parlare, dunque, di una centralità
di Alghero nelle relazioni culturali con il Mediterraneo, proprio
grazie alla sua storia e alle sue specificità linguistiche e
culturali. Ma anche alla sua posizione geografica baricentrica –
rispetto alle isole Baleari e alla Corsica sicuramente –;
all’aeroporto, che la collega con l’Italia e l’Europa; al
vicino porto di Porto Torres, che la collega alle città costiere del
Mediterraneo.
Queste
condizioni favorevoli, insieme alla bellezza del territorio e al
patrimonio storico, artistico e culturale della città e del
territorio, hanno permesso la nascita in città di Centri di Ricerca,
del Dipartimento di Architettura dell’Università di Sassari,
dell’Istituto della Biodiversità del dipartimento di Agraria
dell’Università di Sassari. Tali condizioni possono e debbono
favorire la nascita di altri centri di ricerca, di nuovi dipartimenti
universitari, di istituti e scuole che possono trovare qui il loro
ambiente ideale. Su tutte, una Scuola
internazionale di Turismo Insulare che
rappresenterebbe una scelta opportuna per il
nostro territorio, da realizzare in collaborazione con le università
di Sassari, delle Baleari e della Corsica.
Una scuola per la formazione dei manager del
turismo insulare, in tutte le sue articolazioni e specializzazioni.
Anche
i cittadini più refrattari e ostili stanno cominciando a comprendere
le potenzialità, anche economiche, degli investimenti in cultura e
della diffusione della cultura.
Alghero
ha già una sua collocazione precisa nel panorama culturale sardo e,
nel periodo estivo, anche in quello nazionale. Occorre mantenere e
consolidare ciò che c’è, ma è possibile andare oltre, è
possibile porsi obiettivi più ambizioni.
Alghero
ha tutte le carte in regola per osare. Per proporsi come ponte per la
diffusione della cultura catalana in Italia e, viceversa, per la
diffusione della cultura sarda e italiana nei Paesi di lingua
catalana. Può proporsi come centro di iniziative culturali rivolte
alle isole del Mediterraneo e spazio di esposizione delle loro
produzioni di qualità, di attività culturali legate
all’enogastronomia, alle tradizioni culturali, alla cultura
materiale e anche per momenti di analisi, di riflessioni e di ricerca
di soluzioni ai problemi comuni a tutte le isole (trasporti,
approvvigionamenti, collegamenti diretti tra le isole del
Mediterraneo, questioni ambientali, tutela e valorizzazione delle
biodiversità ecc.).
Si
tratta, cioè, di comprendere che solo attraverso iniziative di
questo tipo, collocate, magari, nell’autunno e nell’inverno, la
città può diventare polo di attrazione turistica e consentire,
dunque, il superamento della stagionalità del nostro turismo.
È
chiaro che occorre avere la forza necessaria per affermare le ragioni
di Alghero in ambito regionale e far capire a tutti che far decollare
i progetti indicati è utile non solo per la nostra città, ma per
l’intera isola, per l’Italia e per l’UE.
L’ambiente
naturale, la pulizia e il decoro cittadino sono gli elementi cardine
della vivibilità
La
risorsa più importante della nostra città è l’ambiente naturale.
Non sarà il più bello del mondo, come qualcuno di noi dice,
esagerando, ma è sicuramente uno dei più belli e affascinanti. È,
come si usa dire, una gallina dalle uova d’oro. Dunque, non la si
può deturpare, ferire né, tanto meno, uccidere.
Occorre
dirlo a voce alta: chi, più o meno consapevolmente, intende
aggredire questo nostro tesoro è un nemico della città.
Tanto
più è nemico della città, quanto più è consapevole di agire a
danno degli interessi della collettività e in violazione di norme
internazionali, nazionali e regionali molto restrittive in materia.
La
prima, è la Convenzione di Barcellona,
Convenzione per la protezione dell’ambiente
marino e della regione costiera del Mediterraneo,
sottoscritta dalla Nazione Unite nel 1976, modificata nel 1995 e
sottoscritta da 14 Stati, tra cui l’Italia. La convenzione mira a
tutelare il mar Mediterraneo e le zone costiere che vi si affacciano
da numerosi nemici, tra i quali, si citano espressamente:
l’inquinamento, il turismo insostenibile, stagionale e di massa,
l’eccessiva e irrazionale cementificazione delle coste.
La
Convenzione di Barcellona
è accompagnata da sette protocolli che prevedono altrettante azioni
specifiche di tutela. L’ultimo di questi protocolli, in
particolare, relativo alla gestione integrata
delle zone costiere, è stato adottato in
Spagna nel 2008 ed è stato sottoscritto da 14 Stati, tra cui
l’Italia. Gli Stati sottoscrittori si impegnano ad assicurare l’uso
e la gestione sostenibile delle zone costiere al fine di preservare
gli habitat marini e costieri, il paesaggio, le risorse e gli
ecosistemi naturali.
L’Italia
si è data una normativa in linea con questi impegni, contenuta nel
Codice Urbani. All’art. 142, si stabilisce, infatti, che le
aree comprese in una fascia di profondità di 300 metri dalla linea
di batigia rientrano tra le aree tutelate per forza di legge e,
quindi, per sempre. La Regione Sardegna,
inoltre, ha stabilito, nel PPR, in relazione all’area di Maria Pia
di:
“Identificare
e conservare la centralità ambientale e paesaggistica del Calich e
del cordone sabbioso litoraneo di Maria Pia come punto di connessione
fra la dominante naturalistica del promontorio di Capo Caccia e Porto
Ferro e la dominante insediativa della centralità storica e
turistica di Alghero, attraverso le seguenti azioni coordinate:
-
riequilibrare e riqualificare i sistemi di paesaggio, ambientale e
insediativo, intorno al riconoscimento del ruolo strategico del
Calich, quale perno ambientale da cui si diramano le reti
idrografiche del Rio Barca e degli altri immissari dello stagno, il
sistema dei collegamenti fra la città di Alghero e Fertilia, le
strutture aeroportuali ed il sistema naturale di Capo Caccia, Porto
Conte, nonché il sistema di accessi alla città ed al litorale;
-
favorire la riqualificazione della copertura vegetale attraverso la
conservazione o ricostruzione della vegetazione di ripa lungo le aste
torrentizie di raccolta delle acque e la riqualificazione delle
pinete costiere;
-
riqualificare il sistema sabbioso litoraneo della rada di Alghero
attraverso il risanamento del cordone di spiaggia ed il recupero
delle componenti dunari, compatibilmente con la specifica seriazione
morfologica e vegetazionale tra spiaggia e zona umida retrostante, al
fine di ricostituire un sistema unitario fondato sulle
interconnessioni ecologiche tra le componenti ambientali
marino-costiere, infrastrutturali ed insediative”.
Se,
nonostante l’esistenza di specifiche norme di tutela e di
salvaguardia di uno degli ambienti naturali strategici del nostro
territorio si continuano a proporre piani e progetti di edificazione
turistica nell’area di Maria Pia significa che si vuole, magari
provando ad aggirare norme rigidamente determinate, attentare al
patrimonio comune degli algheresi a favore di pochi imprenditori
privi di scrupoli.
Dunque,
per la lista Sel e per la candidata a sindaco
Fiorella Tilloca, la tutela del patrimonio
costiero della città e dell’intero territorio costituiscono un
punto programmatico fondamentale, strategico per lo sviluppo
sostenibile del territorio e non negoziabile.
Tutela
e salvaguardia dell’ambiente e del territorio significano anche
interventi improrogabili volti a porre rimedio ai gravi danni
ambientali causati dalle giunte precedenti,
prevalentemente guidate dal centrodestra. In modo particolare, si
tratta di progettare, insieme alla Regione Sardegna e alle autorità
regionali competenti, il recupero ambientale
della laguna del Calic fortemente compromesso dalle strutture
portuali di Fertilia e dall’immissione dei reflui del depuratore di
San Marco, causa principale del processo di eutrofizzazione della
laguna stessa e del fenomeno della cosiddetta “marea gialla”, che
deturpa le acque di balneazione della zona costiera di Maria Pia.
Altro
aspetto centrale per la cura e il decoro dei centri abitati (Alghero,
Fertilia, borgate dell’agro) è il nuovo bando per la raccolta e lo
smaltimento dei rifiuti solidi urbani e per la pulizia della città.
Un’amministrazione
democratica deve conseguire l’obiettivo prioritario della
vivibilità della città per i suoi abitanti e, naturalmente, anche
per i turisti e i visitatori.
Il
lavoro svolto con efficacia
dalla precedente Amministrazione e nato dall'intesa tra l'Assessorato
all'ambiente e la corrispondente commissione consiliare (l'ascolto
partecipato, il coinvolgimento di tutti i rappresentanti dei Comitati
di Quartiere, gli incontri con i rappresentanti delle Associazioni di
categoria), ha permesso la redazione del bando che rappresenta una
buona base di partenza per l’avvio della gara d’appalto.
Nella consapevolezza che occorre lavorare per la riduzione della
produzione di rifiuti, incentivando i vuoti a rendere, l’acquisto
di prodotti sfusi e la riduzione in peso e volume degli imballaggi.
Partendo
dalla considerazione che gli algheresi pagano importi salati per
ottenere risultati spesso deludenti, occorre agire su più fronti:
- modificare il bando di gara in base alle risultanze dell’ultima gestione, incrementando la percentuale di raccolta differenziata e facendolo rispettare ai cittadini, alle attività produttive e commerciali, ai turisti;
- coinvolgere i cittadini nell’azione di sensibilizzazione e cura dei beni pubblici, molti dei quali, come dimostrano i lodevoli esempi del quartiere di Sant’Agostino, si dichiarano disponibili a contribuire alla pulizia della città per spirito civico e per volontariato sociale;
- avviare una massiccia azione di educazione al rispetto dei beni pubblici, della città e del suo territorio, a cominciare dalle scuole e estendendola ai singoli quartieri e alle borgate:
- predisporre un serio controllo, anche attraverso l’utilizzo dei cittadini volontari e la predisposizione di telecamere a circuito chiuso, erogando le apposite sanzioni.
Riqualificare
i quartieri per garantire migliore vivibilità e occupazione.
Tutti
i cittadini si lamentano e protestano per la carenza di servizi nei
quartieri. Tutti si sentono in qualche modo trascurati
dall’amministrazione che sembra preoccuparsi soprattutto di curare
le zone visitate dai turisti, sacrificando le condizioni di vita dei
cittadini che vivono nei quartieri e nelle borgate.
Il
centro storico protesta, giustamente, per la carenza di parcheggi,
per la insoddisfacente gestione della raccolta dei rifiuti solidi
urbani, per la sporcizia delle strade, per i rumori molesti notturni
e per la mancanza di spazi pubblici per i residenti.
Fertilia
è alle prese da decenni con l’azione di recupero del patrimonio
edilizio realizzato nella fase di fondazione, con i problemi di
collegamento con il centro, con l’incuria e il degrado che sono
segni evidenti della scarsa attenzione dell’amministrazione nei
confronti delle aree periferiche della città
Le
borgate minacciano addirittura la secessione a causa di una annosa
distrazione delle amministrazioni che si sono succedute nei confronti
dei numerosi problemi che devono affrontare quei nostri concittadini:
collegamenti con i mezzi pubblici, strade spesso impraticabili,
gestione dei rifiuti, pulizia, mancanza di spazi di socializzazione.
Analoghe
rivendicazioni pongono i quartieri periferici della città: la
Pietraia e il Carmine su tutti, ma anche Sant’Agostino, la Pivarada
e i nuovi quartieri a sud della città. Strozzati da un traffico
caotico e pericoloso, dall’inquinamento, dalla scarsa pulizia,
dalla scarsità di collegamenti, dalla mancanza di spazi pubblici per
la socializzazione e, soprattutto, dall’assenza quasi totale di
vigilanza e controlli.
A tutto ciò bisogna trovare soluzione, con una progetto di riqualificazione urbana che, coinvolgendo le borgate, i comitati di quartiere e il dipartimento di Architettura, individui le fonti di finanziamento reperibili e ne avvii l’attuazione nel più breve tempo possibile.
A tutto ciò bisogna trovare soluzione, con una progetto di riqualificazione urbana che, coinvolgendo le borgate, i comitati di quartiere e il dipartimento di Architettura, individui le fonti di finanziamento reperibili e ne avvii l’attuazione nel più breve tempo possibile.
Una
città senza regole produce mostri
Molte
delle amministrazioni che si sono succedute dal dopoguerra ad oggi
hanno volutamente voltato le spalle alle regole. Lo hanno fatto
consapevolmente perché l’assenza di regole può generare profitti.
Ma l’assenza di regole produce soprattutto mostri. Ha generato,
genera e può ancora generare brutture come la crescita incontrollata
di interi quartieri senza servizi, con strade che si interrompono
all’improvviso, con aree per servizi sottratte a questo scopo per
favorire l’ingordigia degli speculatori. Tutto questo è stato reso
possibile dall’assenza di regole o dall’ambiguità delle regole,
come alcune di quelle ancora vigenti nel PRG.
Il
fatto, evidente, dell’assenza di un Piano Urbanistico Comunale
(PUC) si deve essenzialmente agli ostacoli posti all’approvazione
del PUC in Consiglio comunale da chi si è arricchito e vuole
continuare ad arricchirsi con la speculazione edilizia.
La
nuova amministrazione deve impegnarsi formalmente, pena le
dimissioni, ad approvare il PUC entro e non oltre i prossimi due
anni.
La
discussione deve ripartire dal lavoro svolto
dall'Amministrazione Sechi. Le professionalità allora coinvolte
devono essere protagoniste, insieme ai docenti del dipartimento di
Architettura, di un adeguamento del Piano al PPR e alle sue
specifiche indicazioni che rappresentano l’aspetto culturalmente,
economicamente e strategicamente più elevato nel momento attuale.
Un
adeguamento all’interno del quale deve essere inserito
il Progetto Obiettivo “Alghero 2020: Città
Deamiantizzata”, già approvato dalla precedente amministrazione il
quale mette in connessione attiva e strategica le politiche sanitarie
e ambientali di prevenzione primaria – eliminando il fattore di
rischio Amianto dall'ambiente di vita e di lavoro – con le
politiche del lavoro e dell'inclusione sociale, con le politiche
dell'innovazione tecnologica e del risparmio energetico e con le
politiche del turismo e dell'accoglienza, restituendo alla Città una
meravigliosa Carta Ambientale: Alghero, Città Deamiantizzata.
Un’amministrazione
trasparente è garanzia di onestà, democrazia e civiltà
La
disastrosa vicenda che ha portato alla frantumazione degli
schieramenti politici tradizionali in vista di questa competizione
elettorale è un brutto segnale di degrado della politica cittadina e
un’ inquietante premessa per la trasparenza nella gestione della
cosa pubblica.
Solo
la vittoria della coalizione confluita nella lista SEL, con la
candidata sindaco Fiorella Tilloca, può garantire la certezza di
scelte trasparenti negli assessorati e in tutti gli organi
partecipati dal Comune. Proprio perché questa lista non ha fatto
accordi con i vecchi apparati dei partiti da sempre compromessi con
le amministrazioni storicamente nemiche della trasparenza e,
talvolta, perfino della legalità nella gestione della cosa pubblica.
Questi,
più che punti programmatici sono – e dovrebbero essere per tutte
le forze politiche democratiche – comportamenti naturali, normali
in ogni contesto civile. Da noi, purtroppo, sono ancora traguardi da
raggiungere, battaglie quotidiane da sostenere in tutti gli ambiti
dell’amministrazione.
La
popolazione algherese è stata normalmente vittima di questa idea
della politica come raccolta di consensi, con ogni mezzo, per la
conquista del potere. E il potere, una volta conquistato, è stato
spesso mantenuto con pratiche spartitorie di sottogoverno e con
regalie di risorse pubblici a parenti, amici e clienti: il prezzo da
pagare per la rielezione.
Tutto
ciò avvelena l’ambiente, crea un profondo e crescente disagio tra
i cittadini e la politica, considerata una cosa sporca, in mano a
disonesti e corrotti. Ciò mina le basi della società, della civiltà
e della democrazia. Tutto ciò favorisce la demagogia dei populisti
di ogni risma e accresce l’astensionismo. Tutto ciò fa retrocedere
l’Italia, la Sardegna e Alghero dalle graduatorie dei Paesi e delle
comunità civili e progredite.
La
trasparenza, la buona amministrazione, la partecipazione della
popolazione sono gli unici valori e gli unici comportamenti capaci di
invertire il corso delle cose. Gli unici che possono ricreare le
condizioni per ridare dignità alla città e alla popolazione. Per
noi, un punto programmatico irrinunciabile.