Programma comunali 2014

Il nostro programma è un progetto per far uscire Alghero dalla crisi economica, occupazionale e sociale.
Gli attori principali di questo programma sono gli algheresi, che devono diventare protagonisti del cambiamento. Delegare, infatti, non basta più. È necessario agire in prima persona, occuparsi della città, dei suoi problemi e delle soluzioni. Rimbocchiamoci le maniche!
Sacco vuoto non sta in piedi.
La disoccupazione dilagante e la mancanza di reddito sono la questione fondamentale di cui l’amministrazione deve occuparsi. È vero, di fronte ad una crisi così dura e drammatica, occorrono l’intervento ed il sostegno finanziario dell’Europa, dello Stato e della Regione. Ma anche il Comune può fare molto per cambiare le cose e per aiutare la città ad uscire dalla crisi. Ci sono cose importanti che possono essere fatte con poche risorse. Richiedono solo competenze, conoscenza del quadro economico locale, analisi delle risorse e delle potenzialità locali e molta buona volontà.
Da noi, la crisi economica ha colpito più duramente perché tutta l’economia cittadina è stata costruita intorno all’edilizia. La crisi del settore delle costruzioni, che è generale in tutto il Paese, ha tagliato le gambe alla nostra comunità, mettendo in ginocchio non solo gli imprenditori edili, ma anche tutte le attività che dipendevano dalle costruzioni (falegnami, idraulici, elettricisti ecc.)
Tutti siamo consapevoli che la crisi dell’edilizia durerà ancora a lungo. Quindi, bisogna trovare vie d’uscita per rilanciare l’economia e l’occupazione.
Le risorse del nostro territorio sono state, nella lunga storia della nostra città, l’agricoltura, l’allevamento e la pesca. Da lì bisogna ripartire.
Da lì si può ripartire, se consideriamo i numeri delle importazioni agroalimentari nel nostro territorio e le grandi potenzialità produttive delle nostre campagne. I turisti ed i visitatori di Alghero (oltre un milione di presenze all’anno) consumano, nei ristoranti, negli alberghi, nei bar, nelle pizzerie e nelle pasticcerie, quasi esclusivamente prodotti importati: dall’Italia, dalla Spagna, dalla Francia, dal Canada e da molti altri paesi. Se pensiamo che il giro d’affari annuo per l’acquisto di prodotti enogastronomici da parte dei turisti è di circa 50 milioni di euro, ci rendiamo conto delle potenzialità di assorbimento delle nostre produzioni da parte del mercato turistico algherese. E, allora, perché i ristoratori, gli albergatori, i gestori di bar, pizzerie e locali notturni acquistano prevalentemente prodotti di importazione? Per molte ragioni, le più importanti delle quali sono: la garanzia dell’approvvigionamento e i prezzi più vantaggiosi.
È possibile invertire la tendenza? Sì, ma è necessario creare un vero mercato locale e vendere, insieme ai prodotti, valori, tradizioni e culture.
I turisti che visitano la nostra isola e la nostra città lo fanno anche per assaporare la nostra cultura, le nostre tradizioni, i nostri valori. Se i nostri hotel, i nostri ristoranti, le nostre pizzerie proponessero menu con prodotti di qualità del nostro territorio, prodotti che valorizzino le nostre invidiabili biodiversità, i nostri prodotti di qualità (biologici, autoctoni) ricchi di sapori veri, con i loro nomi algheresi o sardi, segno di una lunga civiltà contadina e pastorale, prodotti sinonimo di quella proverbiale salubrità e longevità, note ormai in tutto il mondo, otterrebbero due risultati importanti: la gratificazione dei clienti e lo sviluppo delle produzioni locali, con conseguenti ricadute sull’occupazione e sul reddito. Ma anche con ricadute positive sulla ricerca, sull’immagine della nostra città e del suo territorio, sulla competitività internazionale della nostra destinazione turistica.
E perché tutto ciò non si fa già? Non si fa perché esistono problemi che devono essere risolti a monte. Per esempio, l’approvvigionamento. I nostri coltivatori sono piccoli imprenditori non in grado di far fronte alle richieste delle strutture ricettive e ristorative. La soluzione, in questi casi, è l’associazionismo. Ecco un primo, importante compito dell’Amministrazione comunale: investire nelle produzioni di qualità e spingere gli operatori a consorziarsi per assicurare i quantitativi di prodotto necessari a soddisfare il mercato turistico algherese. Per alcuni prodotti tutto ciò è già possibile (vino, olio, formaggio e derivati del latte). Per tutti gli altri, no. Però si può fare. Ricorriamo ad alcuni esempi. Alghero produce una varietà di cipolla autoctona, mitja vermella, praticamente sconosciuta agli stessi algheresi e assolutamente sconosciuta agli chef locali. Oltre alle cipolle importate da paesi dell’est europeo a prezzi bassissimi e con livelli altrettanto bassi di qualità, nella gastronomia di alto livello si utilizzano, magari, la cipolla rossa di Tropea o altre varietà rinomate. E perché non la mitja vermella? Ancora. In Sardegna si coltivano oltre 100 varietà di fagioli, sconosciuti nel resto del mondo. Nessuno di questi è utilizzato nell’enogastronomia locale. Qui, si combinano piatti con i borlotti, i cannellini o i bianchi di Spagna. Perché? Per le ragioni già dette. Ma la tendenza può essere invertita. E si deve cominciare subito coinvolgendo, insieme ai produttori, le imprese turistiche che operano nell’enogastronomia. Il primo passo deve farlo il Comune. È difficile, infatti, che possano essere i singoli privati ad assumere l’iniziativa. Analogo passo va fatto per le produzioni di frutta e verdura, ripristinando le varietà autoctone e proponendole, come valore aggiunto di qualità e salubrità, nell’enogastronomia locale; lo stesso discorso può e deve essere fatto per le specie ittiche, ripristinando le condizioni ambientali della laguna del Calic in modo da impiantarvi allevamenti di frutti mari che, al contrario del passato, la città non produce più ed è costretta all’importazione totale. Così come sarà possibile, di fronte ad un mercato che ne garantisce l’assorbimento, ampliare la flotta peschereccia algherese attrezzata anche per la pesca d’altura.
Agendo in questo modo, l’Amministrazione comunale può concretamente avviare un circuito virtuoso dell’economia locale legando insieme le produzioni del settore primario (agricoltura, allevamento e pesca) con il turismo di qualità, creando le condizioni per uno sviluppo equilibrato, sostenibile e di lungo periodo. Intorno al quale, può tornare a cresce l’industria delle costruzioni, nel rispetto delle scelte di sostenibilità che la città ha già abbracciato e che sono indispensabili per la continuazione di un turismo di qualità e remunerativo per le imprese locali. Tutto ciò, naturalmente, si traduce in incremento di occupazione, in un ampliamento delle aree coltivate e nella necessità di disporre di tutte le aree agricole del territorio comunale, a partire da quelle, preziosissime, di Surigheddu e Mamuntanas che possono diventare “incubattrici” di aziende agricole di tipo innovativo che operano nella valorizzazione delle produzioni locali di qualità al servizio del mercato locale.
In questa ottica, un ruolo decisivo avrà il Parco Naturale Regionale di Porto Conte come area di crescita spontanea delle biodiversità locali, ma anche come garanzia di qualità delle produzioni con marchio del Parco per tutte le aziende agricole che esistono all’interno dell’area o che vorranno esserne incorporate. Così come avranno un ruolo importante gli enti di ricerca che operano nell’area del Parco (Centro Porto Conte Ricerche), e quelli che operano in città o nelle immediate adiacenze: l’Istituto della Biodiversità Vegetale di Surigheddu, il Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari, il polo di eccellenza agro-veterinario di Bonassai, le Agenzie LAORE e AGRIS Sardegna.
In questo progetto di rilancio del settore primario dell’economia locale uno spazio di rilievo spetta agli istituti professionali cittadini che possono e debbono operare in una logica di filiera: dall’agroalimentare (l’Istituto professionale per l’agricoltura e l’ambiente) alla nuove tecnologie applicate al ciclo produttivo (Istituto industria e artigianato) fino alla trasformazione in prodotti dell’enogastronomia di qualità (Istituto alberghiero).


Se non c’è la salute…

La salute è un obiettivo prioritario di tutti i cittadini e del sindaco che ne è il primo responsabile. La situazione delle istituzioni preposte a garantire la salute dei cittadini è, in questo momento di tagli alla spesa pubblica, molto precaria. Occorre pensare a un progetto che segni un taglio netto col passato e che parta dal coinvolgimento di tutti (cittadini, comitati popolari, associazioni di volontariato e di categoria, imprese, istituzioni, enti locali, forze politiche, sindacali e sociali, autorità ed organizzazioni religiose, etc.) e degli operatori rendendoli protagonisti di un processo di cambiamento, di una nuova mentalità diffusa, dedicando particolare cura alla formazione ed all’aggiornamento professionale per una corretta acquisizione di capacità, responsabilità e condivisione gestionale, dove gli sforzi di tutti (amministratori, sanitari, tecnici, amministrativi) dovranno essere rivolti a soddisfare le richieste dei cittadini con il “solo”scopo di erogare servizi sempre più efficienti ed un’assistenza realmente rispondente alle esigenze del malato e dell’intera popolazione sganciandosi da un modo di concepire le strutture sanitarie “esclusivamente” come centri di potere politico-affaristico-personale.
Un progetto di snellimento della burocrazia, che porti in tempi rapidi e certi all’attuazione e realizzazione degli impegni presi dall’Assessorato Regionale dell’Igiene e Sanità e dall’ASL n°1 di Sassari per i Servizi da attivare e ripristinare in città, che porti in tempi brevi ad una riorganizzazione, rendendo più efficienti i Servizi, con un nuovo sistema “a rete” di decentramento, con un Distretto Sanitario ed un Presidio Ospedaliero con autonomia gestionale, economica e funzionale.
Tra le questioni da affrontare con urgenze, vi è la necessità di salvaguardare, migliorare e potenziare i servizi ospedalieri essenziali esistenti; di rinegoziare e far modificare l’atto aziendale dell’ASL n°1 che nella classificazione delle strutture esistenti declassa da struttura complessa a struttura semplice l’Unità Operativa di Nefrologia e Dialisi e da struttura semplice dipartimentale a struttura semplice l’Oncologia Medica, e la Diabetologia ed in tutte quelle sue parti che accentuano l’accentramento gestionale ed organizzativo nella sede di Sassari incrementando disfunzioni, inefficienze, conflittualità e svuotando di competenze ed autonomia il Presidio e Distretto di Alghero.
È improponibile, inoltre, la chiusura di Endoscopia chirurgica aggregata all’U.O di Chirurgia e di Artroscopia aggregata all’U.O. di Ortopedia, considerato che nel corso degli anni hanno espresso un buon livello di attività sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo.
La città ed il suo territorio hanno necessità di diversi e nuovi servizi, tra i quali Unità di Terapia Intensiva Cardiologia, di Osservazione Breve Intensiva presso la Struttura Complessa di Pronto Soccorso e Medicina d’Urgenza, la lungodegenza, il reparto per il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura, il Servizio di Psicologia Ospedaliera ed il Servizio di Neurologia Ospedaliera.
Una scelta decisiva, tuttavia, per garantire la salute dei cittadini e ridurre i costi della sanità è la prevenzione, da attuare in collaborazione con scuole, le associazioni di volontariato, il Parco di Porto Conte e le associazioni sportive cittadine.


Muoversi, muoversi

Una città che ha numerose borgate e servizi decentrati, ha necessità di un trasporto pubblico degno di questo nome. Occorre che il Comune trovi il modo per essere più propositivo dal punto di vista della mobilità: far passare un autobus urbano o extraurbano non vuol dire fare politiche per il trasporto pubblico. Ciò che si deve capire è come, quando e dove svolgere il servizio. Ci sono ad Alghero aree a forte domanda di mobilità, aree a bassa domanda e aree a domanda stagionale. Analizzare i flussi può di sicuro portare a capire quali siano le effettive esigenze dei cittadini e di chi usufruisce dei servizi pubblici della città. Tra gli esempi ci sono i collegamenti scarsi con le borgate e l'inadeguatezza dei pullman utilizzati per il collegamento tra la città e l'aeroporto di Fertilia. Inoltre è necessario ripensare (e far sì che l'ARST recepisca le indicazioni) la comunicazione con l'utenza, a partire dalle paline che devono essere presenti sia su tracciati urbani, sia su tracciati extraurbani (o quantomeno suburbani), con indicazione dettagliata delle fermate che si effettuano (e non solo i percorsi) e gli orari; su quest'ultimo punto è poi necessaria una maggiore differenziazione tra orari estivi ed invernali a causa dei tempi di percorrenza che si dilatano durante la stagione estiva in conseguenza dell'aumento del traffico: ciò in particolar modo per i collegamenti aeroportuali che necessitano di certezza del servizio. Per le aree a bassa domanda si potrebbe poi valutare l'introduzione del servizio bus a chiamata, che è in corso di sperimentazione in numerose città italiane e sta dando risultati accettabili laddove non è possibile, per motivi numerici, assicurare un servizio di linea continuativo.


Una città solidale

Molti problemi amministrativi possono essere risolti investendo sulla solidarietà dei cittadini.
Nella nostra città lo spirito solidaristico è abbastanza diffuso e già opera con importanti risultati per lenire le sofferenze delle fasce più deboli della popolazione (malati, anziani, portatori di handicap).
Questo spirito solidaristico, tuttavia, può essere ulteriormente esteso ad altri ambiti della socialità, grazie all’intervento dell’Amministrazione pubblica.
La situazione di grave crisi economica sta logorando anche i rapporti e le relazioni umane tra i cittadini: i comportamenti incivili (degli automobilisti, ad esempio, ma non solo) si stanno diffondendo in maniera preoccupante, così come quelli di vandalismo contro le cose, gli animali e le persone.
L’approccio dell’autorità pubblica di fronte a questi fenomeni non può essere solo quello, pur necessario, della repressione.
Occorre puntare (e investire) sulla solidarietà, sull’esempio, sulle motivazioni, sulla dissuasione. Alcune attività, basate sulla volontaria disponibilità dei cittadini, possono essere molto utili per il controllo del territorio e per la dissuasione dagli atti di vandalismo. Oltre all’installazione delle telecamere a circuito chiuso, pure importanti, si possono coinvolgere gruppi di cittadini volontari nel controllo della città nelle ore notturne, con compiti di sorveglianza e di segnalazione di comportamenti scorretti alle forze dell’ordine, ma anche di assistenza di primo livello nelle situazioni di disagio.
Analoga iniziativa può essere attuata per prevenire i comportamenti incivili di cittadini e turisti che imbrattano i muri, sporcano le strade e le piazze, bivaccano nei giardini pubblici o utilizzano in maniera impropria i beni comuni.
Molta solidarietà è necessaria nell’aiuto ai cittadini in gravi condizioni economiche e sociali. L’Amministrazione comunale può stipulare intese e accordi con le aziende che producono beni di prima necessità per evitare che i prodotti prossimi alla scadenza siano conferiti in discarica, per destinarli, invece, alle associazioni che si occupano di donarli a chi ne ha necessità. Accordi analoghi possono essere stipulati con la grande (e la piccola) distribuzione, con i ristoratori e gli albergatori.
L’Amministrazione può incentivare il volontariato e la solidarietà dei singoli e delle famiglie invitando tutti a partecipare alle azioni di sostegno pubbliche nei confronti delle persone bisognose.
In questo modo, i cittadini in difficoltà si sentiranno meno soli, meno abbandonati a sé stessi e la città crescerà socialmente e culturalmente, creando le condizioni di condivisione delle condizioni economiche e sociali di tutti.
Un esempio concreto di solidarietà voluta dall’amministrazione comunale e dalle associazioni è il progetto di Housing sociale approvato dal comune e che prevede l’edificazione di appartamenti a Santa Maria La Palma e nelle adiacenze di Via De Gasperi da assegnare a canone agevolato e, in parte, a canone di mercato.
L’assenza di abitazioni economiche e popolari nella nostra città è il segno più evidente di scelte politiche compiute negli ultimi anni nell’esclusivo interesse di alcuni e a danno della parte più debole della popolazione. La nuova amministrazione deve immediatamente individuare le aree da destinare a edilizia economica e popolare, a edilizia agevolata e sovvenzionata. Gli algheresi non possono continuare a scappare da Alghero per la mancanza di case a prezzi equi e alla portata dei lavoratori dipendenti, dei pensionati e dei giovani precari.



Un’economia integrata: il turismo

Il turismo, come qualsiasi prodotto economico ha una dinamica obbligata: nasce, cresce, si sviluppa e declina. Il nostro è un turismo maturo, si trova in una condizione di maturità tendente al declino.
Occorre, prioritariamente, esserne consapevoli e sapere quali sono le strategie da attuare per frenare o rallentare il declino.
La strategia è il rilancio. Un rilancio che deve anche significare una mutazione: da turismo esclusivamente balneare e di destinazione al turismo di motivazione. Alghero deve e può diventare una località in grado di offrire motivazioni tutto l’anno ai potenziali clienti. Ma deve dotarsi di prodotti turistici validi per attrarre i visitatori nei mesi tardo autunnali e invernali. Oggi, i migliori prodotti per un turismo di motivazione sono quelli culturali ed enogastronomici.
La nostra città deve avere chiara una convinzione: è una delle vetrine più importanti della Sardegna. La Sardegna deve esporre in questa sua vetrina speciale il meglio delle sue produzioni di qualità.
Alghero deve proporsi, in ambito regionale, per svolgere il proprio ruolo: ospitare la grande varietà e bellezza di alcune produzioni di qualità, la cultura materiale e la specificità della tradizione sarda.
Bisogna pensare a strutture già esistenti e pronte allo scopo (per esempio, il Palazzo dei congressi) o a edifici pubblici da ristrutturare (l’ex cotonificio) o da costruire ex novo per ospitare questa grande ricchezza che la nostra isola può offrire ai visitatori.
L’altra convinzione che bisogna avere chiara – non in termini negativi, ma di potenzialità – è la nostra insularità e il fatto che tale condizione ci affratella a tutte le altre realtà insulari d’Italia, del Mediterraneo, del mondo.
Alghero può e deve proporsi come luogo ideale per esporre il meglio delle produzioni agroalimentare delle isole italiane e di quelle mediterranee, con appuntamenti fissi nei quali offrire anche momenti di spettacolo, di scambi culturali, di ricerca sui temi di comune interesse (trasporti, approvvigionamenti, mutazioni climatiche, innalzamento del livello del mare, salvaguardia dell’ambiente e delle biodiversità). Si tratta di proposte mirate alla creazione di nuovi prodotti turistici in grado di attrarre visitatori nei periodi di bassa o nulla stagione e far diventare, così, il turismo un’economia stabile (anche e soprattutto per la continuità dell’occupazione nel settore e per la garanzia della continuità delle produzioni agroalimentari del territorio).


Una città colta è più civile ed anche più competitiva

La cultura, la ricerca, l’educazione e la formazione sono elementi centrali della crescita civile e sociale di una città.
Alghero ha un patrimonio storico, architettonico e culturale di buon livello. Ha una storia molto lunga e ricca di testimonianze importanti. Una storia che ha prodotto, nel corso dei secoli, una comunità molto particolare, forgiata come in un crogiuolo dalla convivenza in uno spazio molto ridotto e fortificato, di una popolazione che ha un’identità peculiare, originale, frutto della fusione tra i coloni catalani che la ripopolarono del XIV secolo e le popolazione sarde, liguri e campane che ne permisero lo sviluppo, la crescita e la condizione attuale.
Ed è grazie a questa peculiarità e a questa fusione di popoli e culture diverse che la nostra città mantiene relazioni linguistiche e culturali con i Paesi di lingua catalana, ma anche con le diverse realtà che si affacciano sul mare “nostro”, il Mediterraneo.
Si può correttamente parlare, dunque, di una centralità di Alghero nelle relazioni culturali con il Mediterraneo, proprio grazie alla sua storia e alle sue specificità linguistiche e culturali. Ma anche alla sua posizione geografica baricentrica – rispetto alle isole Baleari e alla Corsica sicuramente –; all’aeroporto, che la collega con l’Italia e l’Europa; al vicino porto di Porto Torres, che la collega alle città costiere del Mediterraneo.
Queste condizioni favorevoli, insieme alla bellezza del territorio e al patrimonio storico, artistico e culturale della città e del territorio, hanno permesso la nascita in città di Centri di Ricerca, del Dipartimento di Architettura dell’Università di Sassari, dell’Istituto della Biodiversità del dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari. Tali condizioni possono e debbono favorire la nascita di altri centri di ricerca, di nuovi dipartimenti universitari, di istituti e scuole che possono trovare qui il loro ambiente ideale. Su tutte, una Scuola internazionale di Turismo Insulare che rappresenterebbe una scelta opportuna per il nostro territorio, da realizzare in collaborazione con le università di Sassari, delle Baleari e della Corsica. Una scuola per la formazione dei manager del turismo insulare, in tutte le sue articolazioni e specializzazioni.
Anche i cittadini più refrattari e ostili stanno cominciando a comprendere le potenzialità, anche economiche, degli investimenti in cultura e della diffusione della cultura.
Alghero ha già una sua collocazione precisa nel panorama culturale sardo e, nel periodo estivo, anche in quello nazionale. Occorre mantenere e consolidare ciò che c’è, ma è possibile andare oltre, è possibile porsi obiettivi più ambizioni.
Alghero ha tutte le carte in regola per osare. Per proporsi come ponte per la diffusione della cultura catalana in Italia e, viceversa, per la diffusione della cultura sarda e italiana nei Paesi di lingua catalana. Può proporsi come centro di iniziative culturali rivolte alle isole del Mediterraneo e spazio di esposizione delle loro produzioni di qualità, di attività culturali legate all’enogastronomia, alle tradizioni culturali, alla cultura materiale e anche per momenti di analisi, di riflessioni e di ricerca di soluzioni ai problemi comuni a tutte le isole (trasporti, approvvigionamenti, collegamenti diretti tra le isole del Mediterraneo, questioni ambientali, tutela e valorizzazione delle biodiversità ecc.).
Si tratta, cioè, di comprendere che solo attraverso iniziative di questo tipo, collocate, magari, nell’autunno e nell’inverno, la città può diventare polo di attrazione turistica e consentire, dunque, il superamento della stagionalità del nostro turismo.
È chiaro che occorre avere la forza necessaria per affermare le ragioni di Alghero in ambito regionale e far capire a tutti che far decollare i progetti indicati è utile non solo per la nostra città, ma per l’intera isola, per l’Italia e per l’UE.


L’ambiente naturale, la pulizia e il decoro cittadino sono gli elementi cardine della vivibilità

La risorsa più importante della nostra città è l’ambiente naturale. Non sarà il più bello del mondo, come qualcuno di noi dice, esagerando, ma è sicuramente uno dei più belli e affascinanti. È, come si usa dire, una gallina dalle uova d’oro. Dunque, non la si può deturpare, ferire né, tanto meno, uccidere.
Occorre dirlo a voce alta: chi, più o meno consapevolmente, intende aggredire questo nostro tesoro è un nemico della città.
Tanto più è nemico della città, quanto più è consapevole di agire a danno degli interessi della collettività e in violazione di norme internazionali, nazionali e regionali molto restrittive in materia.
La prima, è la Convenzione di Barcellona, Convenzione per la protezione dell’ambiente marino e della regione costiera del Mediterraneo, sottoscritta dalla Nazione Unite nel 1976, modificata nel 1995 e sottoscritta da 14 Stati, tra cui l’Italia. La convenzione mira a tutelare il mar Mediterraneo e le zone costiere che vi si affacciano da numerosi nemici, tra i quali, si citano espressamente: l’inquinamento, il turismo insostenibile, stagionale e di massa, l’eccessiva e irrazionale cementificazione delle coste.
La Convenzione di Barcellona è accompagnata da sette protocolli che prevedono altrettante azioni specifiche di tutela. L’ultimo di questi protocolli, in particolare, relativo alla gestione integrata delle zone costiere, è stato adottato in Spagna nel 2008 ed è stato sottoscritto da 14 Stati, tra cui l’Italia. Gli Stati sottoscrittori si impegnano ad assicurare l’uso e la gestione sostenibile delle zone costiere al fine di preservare gli habitat marini e costieri, il paesaggio, le risorse e gli ecosistemi naturali.
L’Italia si è data una normativa in linea con questi impegni, contenuta nel Codice Urbani. All’art. 142, si stabilisce, infatti, che le aree comprese in una fascia di profondità di 300 metri dalla linea di batigia rientrano tra le aree tutelate per forza di legge e, quindi, per sempre. La Regione Sardegna, inoltre, ha stabilito, nel PPR, in relazione all’area di Maria Pia di:
Identificare e conservare la centralità ambientale e paesaggistica del Calich e del cordone sabbioso litoraneo di Maria Pia come punto di connessione fra la dominante naturalistica del promontorio di Capo Caccia e Porto Ferro e la dominante insediativa della centralità storica e turistica di Alghero, attraverso le seguenti azioni coordinate:
- riequilibrare e riqualificare i sistemi di paesaggio, ambientale e insediativo, intorno al riconoscimento del ruolo strategico del Calich, quale perno ambientale da cui si diramano le reti idrografiche del Rio Barca e degli altri immissari dello stagno, il sistema dei collegamenti fra la città di Alghero e Fertilia, le strutture aeroportuali ed il sistema naturale di Capo Caccia, Porto Conte, nonché il sistema di accessi alla città ed al litorale;
- favorire la riqualificazione della copertura vegetale attraverso la conservazione o ricostruzione della vegetazione di ripa lungo le aste torrentizie di raccolta delle acque e la riqualificazione delle pinete costiere;
- riqualificare il sistema sabbioso litoraneo della rada di Alghero attraverso il risanamento del cordone di spiaggia ed il recupero delle componenti dunari, compatibilmente con la specifica seriazione morfologica e vegetazionale tra spiaggia e zona umida retrostante, al fine di ricostituire un sistema unitario fondato sulle interconnessioni ecologiche tra le componenti ambientali marino-costiere, infrastrutturali ed insediative”.
Se, nonostante l’esistenza di specifiche norme di tutela e di salvaguardia di uno degli ambienti naturali strategici del nostro territorio si continuano a proporre piani e progetti di edificazione turistica nell’area di Maria Pia significa che si vuole, magari provando ad aggirare norme rigidamente determinate, attentare al patrimonio comune degli algheresi a favore di pochi imprenditori privi di scrupoli.
Dunque, per la lista Sel e per la candidata a sindaco Fiorella Tilloca, la tutela del patrimonio costiero della città e dell’intero territorio costituiscono un punto programmatico fondamentale, strategico per lo sviluppo sostenibile del territorio e non negoziabile.
Tutela e salvaguardia dell’ambiente e del territorio significano anche interventi improrogabili volti a porre rimedio ai gravi danni ambientali causati dalle giunte precedenti, prevalentemente guidate dal centrodestra. In modo particolare, si tratta di progettare, insieme alla Regione Sardegna e alle autorità regionali competenti, il recupero ambientale della laguna del Calic fortemente compromesso dalle strutture portuali di Fertilia e dall’immissione dei reflui del depuratore di San Marco, causa principale del processo di eutrofizzazione della laguna stessa e del fenomeno della cosiddetta “marea gialla”, che deturpa le acque di balneazione della zona costiera di Maria Pia.
Altro aspetto centrale per la cura e il decoro dei centri abitati (Alghero, Fertilia, borgate dell’agro) è il nuovo bando per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani e per la pulizia della città.
Un’amministrazione democratica deve conseguire l’obiettivo prioritario della vivibilità della città per i suoi abitanti e, naturalmente, anche per i turisti e i visitatori.
Il lavoro svolto con efficacia dalla precedente Amministrazione e nato dall'intesa tra l'Assessorato all'ambiente e la corrispondente commissione consiliare (l'ascolto partecipato, il coinvolgimento di tutti i rappresentanti dei Comitati di Quartiere, gli incontri con i rappresentanti delle Associazioni di categoria), ha permesso la redazione del bando che rappresenta una buona base di partenza per l’avvio della gara d’appalto. Nella consapevolezza che occorre lavorare per la riduzione della produzione di rifiuti, incentivando i vuoti a rendere, l’acquisto di prodotti sfusi e la riduzione in peso e volume degli imballaggi.
Partendo dalla considerazione che gli algheresi pagano importi salati per ottenere risultati spesso deludenti, occorre agire su più fronti:
  1. modificare il bando di gara in base alle risultanze dell’ultima gestione, incrementando la percentuale di raccolta differenziata e facendolo rispettare ai cittadini, alle attività produttive e commerciali, ai turisti;
  2. coinvolgere i cittadini nell’azione di sensibilizzazione e cura dei beni pubblici, molti dei quali, come dimostrano i lodevoli esempi del quartiere di Sant’Agostino, si dichiarano disponibili a contribuire alla pulizia della città per spirito civico e per volontariato sociale;
  3. avviare una massiccia azione di educazione al rispetto dei beni pubblici, della città e del suo territorio, a cominciare dalle scuole e estendendola ai singoli quartieri e alle borgate:
  4. predisporre un serio controllo, anche attraverso l’utilizzo dei cittadini volontari e la predisposizione di telecamere a circuito chiuso, erogando le apposite sanzioni.


Riqualificare i quartieri per garantire migliore vivibilità e occupazione.

Tutti i cittadini si lamentano e protestano per la carenza di servizi nei quartieri. Tutti si sentono in qualche modo trascurati dall’amministrazione che sembra preoccuparsi soprattutto di curare le zone visitate dai turisti, sacrificando le condizioni di vita dei cittadini che vivono nei quartieri e nelle borgate.
Il centro storico protesta, giustamente, per la carenza di parcheggi, per la insoddisfacente gestione della raccolta dei rifiuti solidi urbani, per la sporcizia delle strade, per i rumori molesti notturni e per la mancanza di spazi pubblici per i residenti.
Fertilia è alle prese da decenni con l’azione di recupero del patrimonio edilizio realizzato nella fase di fondazione, con i problemi di collegamento con il centro, con l’incuria e il degrado che sono segni evidenti della scarsa attenzione dell’amministrazione nei confronti delle aree periferiche della città
Le borgate minacciano addirittura la secessione a causa di una annosa distrazione delle amministrazioni che si sono succedute nei confronti dei numerosi problemi che devono affrontare quei nostri concittadini: collegamenti con i mezzi pubblici, strade spesso impraticabili, gestione dei rifiuti, pulizia, mancanza di spazi di socializzazione.
Analoghe rivendicazioni pongono i quartieri periferici della città: la Pietraia e il Carmine su tutti, ma anche Sant’Agostino, la Pivarada e i nuovi quartieri a sud della città. Strozzati da un traffico caotico e pericoloso, dall’inquinamento, dalla scarsa pulizia, dalla scarsità di collegamenti, dalla mancanza di spazi pubblici per la socializzazione e, soprattutto, dall’assenza quasi totale di vigilanza e controlli.
A tutto ciò bisogna trovare soluzione, con una progetto di riqualificazione urbana che, coinvolgendo le borgate, i comitati di quartiere e il dipartimento di Architettura, individui le fonti di finanziamento reperibili e ne avvii l’attuazione nel più breve tempo possibile.

Una città senza regole produce mostri

Molte delle amministrazioni che si sono succedute dal dopoguerra ad oggi hanno volutamente voltato le spalle alle regole. Lo hanno fatto consapevolmente perché l’assenza di regole può generare profitti. Ma l’assenza di regole produce soprattutto mostri. Ha generato, genera e può ancora generare brutture come la crescita incontrollata di interi quartieri senza servizi, con strade che si interrompono all’improvviso, con aree per servizi sottratte a questo scopo per favorire l’ingordigia degli speculatori. Tutto questo è stato reso possibile dall’assenza di regole o dall’ambiguità delle regole, come alcune di quelle ancora vigenti nel PRG.
Il fatto, evidente, dell’assenza di un Piano Urbanistico Comunale (PUC) si deve essenzialmente agli ostacoli posti all’approvazione del PUC in Consiglio comunale da chi si è arricchito e vuole continuare ad arricchirsi con la speculazione edilizia.
La nuova amministrazione deve impegnarsi formalmente, pena le dimissioni, ad approvare il PUC entro e non oltre i prossimi due anni.
La discussione deve ripartire dal lavoro svolto dall'Amministrazione Sechi. Le professionalità allora coinvolte devono essere protagoniste, insieme ai docenti del dipartimento di Architettura, di un adeguamento del Piano al PPR e alle sue specifiche indicazioni che rappresentano l’aspetto culturalmente, economicamente e strategicamente più elevato nel momento attuale.
Un adeguamento all’interno del quale deve essere inserito il Progetto Obiettivo “Alghero 2020: Città Deamiantizzata”, già approvato dalla precedente amministrazione il quale mette in connessione attiva e strategica le politiche sanitarie e ambientali di prevenzione primaria – eliminando il fattore di rischio Amianto dall'ambiente di vita e di lavoro – con le politiche del lavoro e dell'inclusione sociale, con le politiche dell'innovazione tecnologica e del risparmio energetico e con le politiche del turismo e dell'accoglienza, restituendo alla Città una meravigliosa Carta Ambientale: Alghero, Città Deamiantizzata.


Un’amministrazione trasparente è garanzia di onestà, democrazia e civiltà

La disastrosa vicenda che ha portato alla frantumazione degli schieramenti politici tradizionali in vista di questa competizione elettorale è un brutto segnale di degrado della politica cittadina e un’ inquietante premessa per la trasparenza nella gestione della cosa pubblica.
Solo la vittoria della coalizione confluita nella lista SEL, con la candidata sindaco Fiorella Tilloca, può garantire la certezza di scelte trasparenti negli assessorati e in tutti gli organi partecipati dal Comune. Proprio perché questa lista non ha fatto accordi con i vecchi apparati dei partiti da sempre compromessi con le amministrazioni storicamente nemiche della trasparenza e, talvolta, perfino della legalità nella gestione della cosa pubblica.
Questi, più che punti programmatici sono – e dovrebbero essere per tutte le forze politiche democratiche – comportamenti naturali, normali in ogni contesto civile. Da noi, purtroppo, sono ancora traguardi da raggiungere, battaglie quotidiane da sostenere in tutti gli ambiti dell’amministrazione.
La popolazione algherese è stata normalmente vittima di questa idea della politica come raccolta di consensi, con ogni mezzo, per la conquista del potere. E il potere, una volta conquistato, è stato spesso mantenuto con pratiche spartitorie di sottogoverno e con regalie di risorse pubblici a parenti, amici e clienti: il prezzo da pagare per la rielezione.
Tutto ciò avvelena l’ambiente, crea un profondo e crescente disagio tra i cittadini e la politica, considerata una cosa sporca, in mano a disonesti e corrotti. Ciò mina le basi della società, della civiltà e della democrazia. Tutto ciò favorisce la demagogia dei populisti di ogni risma e accresce l’astensionismo. Tutto ciò fa retrocedere l’Italia, la Sardegna e Alghero dalle graduatorie dei Paesi e delle comunità civili e progredite.

La trasparenza, la buona amministrazione, la partecipazione della popolazione sono gli unici valori e gli unici comportamenti capaci di invertire il corso delle cose. Gli unici che possono ricreare le condizioni per ridare dignità alla città e alla popolazione. Per noi, un punto programmatico irrinunciabile.